Ingurtosu

ingurtosu

Il nome deriverebbe da gurturgiu, una specie di avvoltoio, o da ‘inghiottitoio’, forse riferito a scavi antichi. In entrambi i casi, definisce in pieno il quadro selvaggio in cui sorge. Incastonato tra aspre montagne, Ingurtosu, frazione di Arbus, da cui dista dieci chilometri, si trova nella valle de Is Animas, che si spinge sino alle dune di Piscinas, gioiello della Costa Verde, dove sono abbandonati vagoni usati per il trasporto di materiale estratto. È stato per oltre un secolo il centro direzionale di due miniere, quella omonima e Gennamari, che facevano parte del complesso di Montevecchio. Oggi è un villaggio diroccato e deserto.

L’insediamento minerario si estende lungo tutta la valle, immerso in un’atmosfera suggestiva. Attraverserai paesaggi fuori dal tempo: ruderi di case, impianti e pozzi, enormi cumuli di materiali di scarto e carrelli arrugginiti. Un villaggio da far west, quasi cristallizzato. Lungo la vallata, troverai resti di cantieri, laverie e ben sette borghi, con 900 vani complessivi, che hanno accolto sino a 2500 operai e le loro famiglie. Le umili dimore dei minatori contrastano con l’imponente palazzo in granito della direzione, detto ‘castello’, costruito (1870) in stile neomedievale e caratterizzato da un’elegante balconata chiusa a vetri. La sua posizione era dominante. Accanto spaccio e negozi, posta ed edicola, scuola elementare e ospedale, altri servizi e persino il cimitero. E poi, la chiesetta di santa Barbara, patrona dei minatori, del 1916. Nella strada da Arbus a Ingurtosu, ammirerai la villa Wright e villa Ginestra, dimore, rispettivamente, del vicedirettore e del presidente della Pertusola, compagnia di estrazione inglese che gestiva le miniere.

Dai numerosi giacimenti grazie a macchinari all’avanguardia, dal 1855 al 1968, venivano estratti argento, piombo e zinco. L’apice della produttività fu a cavallo tra XIX e XX secolo, dopo il passaggio alla società inglese: significò sviluppo e innovazione, con grande merito di Lord Thomas Brassey. Il declino arrivò nel secondo dopo guerra, quando il settore minerario crollò. Nonostante le concessioni nel 1964 passarono alla Monteponi-Montevecchio, gli impianti chiusero definitivamente pochi anni dopo. Gli edifici divennero ruderi e Ingurtosu un villaggio fantasma.